Storia dell'occhiale

Milioni di persone, ogni giorno, indossano gli occhiali e conducono una vita del tutto normale. Un’invenzione così semplice e così importante, che per tanti secoli ha migliorato la qualità della nostra vita.

Il professor Spencer M. Di Scala, grande storico americano, ha scritto: “L’ arte di fare un paio di occhiali è di una importanza monumentale per l’umanità, che ne ha avuto un impatto incalcolabile, anche se è sconosciuta al grande pubblico, l’evoluzione e lo sviluppo degli occhiali nel corso degli ultimi sette secoli si qualifica come un affascinante viaggio attraverso la storia, il cui svolgimento merita di essere meglio conosciuto e maggiormente apprezzato”. Senza l’invenzione degli occhiali, la scienza, il costume, l’arte non avrebbero portato alla evoluzione della nostra civiltà.

Non sappiamo con precisione a quando si debba attribuire la nascita dell’occhiale, certo è che già Lucio Anneo Seneca (Cordova, 4 a.C.  Roma, 65 d. C.) scrisse: ”Le lettere, anche piccole e confuse, appaiono ingrandite e chiare attraverso un globo di vetro pieno d’acqua”. Si dice che Nerone si servisse di uno smeraldo come monocolo per osservare meglio i duelli dei gladiatori, forse perché il colore verde della pietra aveva un effetto riposante per gli occhi oppure perché il taglio particolare della sua pietra gli permetteva, forse senza saperlo, di correggere un difetto della vista. Fu comunque un vezzo molto imitato e “l’occhiale” di Nerone è passato alla storia.

Tommaso da ModenaLa prima rappresentazione di occhiale nella storia dell arte è dell’ anno 1352.  L’opera è un’affresco fatto dall’ artista Tommaso Barisini , meglio conosciuto come Tommaso da Modena (1326-1379). Nell’ affresco l’occhiale viene indossato dal frate domenicano Ugo di Saint-Cher. Tommaso fece questo affresco nella Sale capitolare del convento di San Nicolò a Treviso. 

“Ogni visione avviene per rifrazione” dal latino “Omne visio fit refracte“. Fu questa la sintesi della traduzione, da parte del monaco polacco Vitellione, che fece conoscere intorno al 1230 gli studi di ottica di al-Hasan ibn al-Haytham semplificato in Alhazen; nacque in Mesopotamia, nei pressi di Bassora intorno all’ anno 965 per finire la sua vita da scienziato al Cario nel 1039. Si trasferì giovanissimo nella capitale egiziana, chiamato dal giovane califfo Al-Hakim.Tradusse e studio le opere di Tolomeo ed Euclide. 

Alhazen scoprì che la luce viaggia in linea retta e che facendola entrare in un’apertura molto stretta, ci offre una visione nitida delle immagini esterne: è il funzionamento della camera oscura. Alhazen ci parla di luce, occhio e visione, conosce l’effetto ingrandente delle lenti sferiche ma senza dedurne la possibilità di applicazioni pratiche per ovviare ai difetti di vista da vicino. Successivamente l’abate Francesco Mauriloco da Messina (1494-1575) rivalutò le teorie di Alhazen perfezionandole; queste ultime servirono a Keplero per segnare l’ottica moderna. 

La collocazione precisa dell’invenzione dell’occhiale è molto incerta, si pensa debba risalire alla fine del XIII secolo in Toscana. La prima paternità dell’invenzione è stata attribuita a Salvino Armato degli Armati, il quale pare essere nato e vissuto a Firenze fra il 1258 ed il 1317, anche se non esistono documenti dell’epoca che lo possono confermare.

23 febbraio del 1306. Nella Chiesa di Santa Maria Novella in Firenze, durante la predica, il frate Beato Giordano da Rivalto fa riferimento all’ invenzione degli occhiali e dice di aver incontrato l’uomo al quale si deve questa invenzione. Purtroppo non lo nomina. In termini di datazione fa riferimento ad un ventennio prima, ecco perché l’invenzione degli occhiali risale al 1286. Va precisato che frate Giordano era confratello con Alessandro Spina. Il frate domenicano Alessandro Spina, nato e vissuto a Pisa (12386-1313), abile copista e miniatore, molto ingegnoso, sembrerebbe lui l’inventore degli occhiali. Un’importante testimonianza si trova in una Cronaca latina, manoscritta in cartapecora, per l’anno 1313 nel Monastero Domenicano di Santa Caterina D’ Alessandria a Pisa e precisamente nel passo 16 che presenta l’elogio funebre del monaco Alessandro Spina.  Vi si lodano le capacità manuali dello Spina e si sottolinea che egli avrebbe visto gli occhiali poco dopo la loro invenzione e che li aveva, abilmente copiati. Si afferma inoltre che l’inventore teneva segreto il metodo di fabbricazione. Ma questa Cronaca, secondo Edward Rosen, storico dei primi del 900, era stata trascritta erroneamente dal medico, biologo e letterario Francesco Redi (Arezzo 1626 - Pisa 1697) alla fine del Seicento, col risultato che l’invenzione del prezioso oggetto fu attribuita allo stesso Spina. Cosa certa che queste due lenti racchiuse in una montatura nasale (occulis de vitro cum capsula) furono una scoperta degli artigiani e non frutto della scienza ufficiale; infatti, filosofi e matematici furono scettici al riguardo.

Le prime lenti per occhiali furono prodotte in cristallo di rocca od in berillo, la parola Brillen è rimasta infatti il nome delle lenti in Germania; i Francesi le chiamarono Bèricles e Bèsicles. La diffusione degli occhiali nel mondo conosciuto si è avuta grazie ai primi missionari gesuiti e ai mercanti veneziani. Fino a tutto il 1300 gli occhiali erano fabbricati esclusivamente con lenti convesse (positive), erano utilizzati sono nell’età senile per compensare la presbiopia “per vicino” o una leggera ipermetropia “per lontano” detta anche lungimiranza, difetto presente in alcuni soggetti anziani. Si dovette attendere la prima metà del 1400 per risolvere i problemi visivi connessi al difetto miopico, iniziarono delle ricerche sulle lenti concave (negative), necessari alla correzione della miopia, anche se pareva non vi fosse una particolare necessità di fare vedere bene in distanza.

Inventore delle lenti per miopia (divergenti) fu  Niccolò di Cusa  (Nicola Cusano), nato a Kues nel 1401, mori a Todi nell’ agosto del 1464. Iniziò i suoi studi in Germania e li terminò a Padova. Teologo divine poi cardinale, nel 1444 si appassionò all’ astronomia elaborando teorie sull’ universo tuttora valide. Il primo utilizzatore di lenti per miopia, di cui abbiamo notizia, è il figlio secondogenito di Lorenzo il Magnifico (1475-1492), Giovanni de’ Medici (1475-1521), futuro Papa Leone X, pare ritratto in giovinezza da Raffaello Sanzio con un paio di occhiali con lenti concave, per migliorare la vista nel tiro della selvaggina. La prima spiegazione scientifica su come le lenti concave producano effetti benefici sulla miopia arriva 150 anni dopo ad opera del matematico tedesco Friedrich Johannes Kepler (1571-1630) Nelle botteghe artigiane di Firenze, a metà del XV secolo, nacquero dei centri di ricerca e sperimentazione sull’ uso delle lenti oftalmiche che attraverso lo scambio fra scienza teorica e applicazione pratica consentirono un progressivo miglioramento del prodotto.

OtticolorI produttori fiorentini divennero famosi nel mondo conosciuto, per la buona qualità degli occhiali a prezzi molto convenienti; fra 1413 ed il 1562 risulta fossero censiti a Firenze oltre 52 commercianti in occhiali. Gli occhiali più economici avevano un prezzo compreso tra i 6 ed i 18 Soldi, quelli con montature più lavorate, in oro o argento, erano venduti a circa 1 Ducato, equivalente ad 82 Soldi, considerando che un muratore guadagnava 17 soldi al giorno.

Con l’invenzione della stampa e l’incremento esponenziale della produzione editoria che ne segue la diffusione degli occhiali riceve un grande impulso. Continua è la ricerca per una migliore stabilità degli occhiali sul naso in modo da poter svolgere attività dove l’impegno delle mani è necessario: amanuensi, copisti, incisori e orafi.
Nella seconda metà del secolo XV compaiono gli occhiali per vedere lontano confezionati con lenti biconcave. I materiali utilizzati per fabbricare le montature sono il fanone di balena, il corno, la tartaruga ed il cuoio: la struttura è ad arco e il ponte flessibile fa presa sul naso.
Si prova anche il ponte metallico a molla di torsione, che stringe i cerchi delle lenti ai lati del naso, l’uso ne era però molesto ed instabile: il tentativo prelude al più tardivo stringinaso ottocentesco.
Nel Cinquecento, il commercio degli occhiali si espande in tutta Europa a tal punto da richiedere la regolamentazione delle corporazioni. Da documenti ritrovati, risulta che nel 1462 Francesco Sforza duca di Milano (1401-1466), ordinò tramite il suo ambasciatore a Firenze “tre docene di dicti occhiali” (tre dozzine di occhiali), una dozzina per la vista lunga “da zovene” (da giovane), un’altra dozzina per la vista corta “da vechy” (da vecchi) e l’ultima “comuni” per mezza distanza o leggera ipermetropia. Da questo ordine si rileva che al tempo gli occhiali non venivano utilizzati solo per la compensazione della presbiopia, ma anche per correggere la miopia e l’ipermetropia.

All’inizio del 1700 nacquero gli occhiali che non venivano appoggiati al naso, ma venivano utilizzati tenendoli in mano, denominati “fassamano” dal francese “da face a main” (dal viso alla mano). I fassamano divennero occhiali di gran moda, soprattutto in Francia, per l’aristocrazia e la ricca borghesia, accessori per l’ abbigliamento, sia maschile che femminile, degli ornamenti eleganti e raffinati, sicuramente poco pratici, ma un vezzo che univa la necessità all’ estetica. Nonostante la moda imperante del fassamano, si cominciò a comprendere che per dare stabilità e praticità agli occhiali bisognava posizionare due aste laterali, l’ idea datata 1727 è comunemente attribuita all’ottico londinese Eduard Scarlett (1677-1743), anche se fu il primo a pubblicizzarla, non è documentato che ne sia l’ inventore. Pare che l’invenzione degli occhiali con bracci laterali sia attribuibile all’ ottico Edoardo Rossella di Londra fra il 1714 ed il 1727, anche qui non vi sono documenti che lo possano testimoniare. Certo è che Eduard Scarlet Senior nel 1727 fu fatto il grande onore di essere nominato “Ottico di Sua Maestà Re Giorgio II d’ Inghilterra”.

L’invenzione degli occhiali bifocali è comunemente attribuita al famoso scienziato e politico statunitense Benjamin Franklin (1706-1790) che così la descrisse in una lettera nel 1785 “Quando porto i miei occhiali, devo solo muovere gli occhi su e giù, per vedere chiaramente sia lontano che vicino, le lenti con la correzione appropriata sono sempre disponibili”. Imitando Franklin anche il presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson (1743-1826), inizio ad utilizzare occhiali bifocali con grande soddisfazione.

I veneziani sono sempre stati all’ avanguardia nello sviluppo degli occhiali: nel 1790 idearono degli occhiali con lenti colorate, di un colore verdastro molto intenso, probabilmente per protezione dal riverbero dei raggi solari che si riflettevano in laguna. Possiamo definirli i primi occhiali da sole. Come accade oggi, anche allora gli artisti famosi facevano tendenza, il commediografo Carlo Goldoni (1707-1793) soleva portare questi occhiali tanto che divenne di gran moda indossare occhiali con lenti verde scuro.

CURIOSITÀ: A Norimberga, nel 1557, viene emesso un decreto in base al quale le botteghe possono vendere solo occhiali prodotti “in loco”, mentre i prodotti veneziani d’importazione si possono smerciare esclusivamente in strada. Garzoni da Bagnacavallo, che nel 1585, pubblicò un curioso trattato sui mestieri intitolato “La piazza universale di tutte le professioni” del mondo, osserva che gli occhiali francesi erano perfetti quanto quelli veneziani. Gli occhiali sono venduti in tutta Europa soprattutto per le strade, nelle contrade o nelle campagne da venditori ambulanti e costano poco prezzo. Ecco con quali versi accompagnano la loro merce:

“Ho degli occhiali per le vecchie
Dei monocoli che fanno meraviglia
Delle lenti per i serpenti
Come per gli occhi dei pavoni.
Ne possiedo per tutti gli usi,
per nascondere i grossi nasi dei saggi
per correggere la vista dei folli,
per rendere chiaroveggenti i gelosi”. 

Gli occhiali cinesi si distinguono da quelli europei per la montatura con frontale in pezzo unico senza naselli perché la conformazione caratteristica del naso non consente un appoggio sicuro.

Gli occhiali sono prevalentemente in tartaruga: questo materiale oltreché prestarsi a una facile lavorazione era considerato prezioso, in quanto apparteneva ad animali longevi ed era di buon augurio per il destinatario. Inoltre spesso lelenti sono di berillo trasparente che conferisce dignità a chi li indossa. Lo sviluppo della tecnologia del vetro portò sostanziali miglioramenti alla lente per occhiali: fino allora il vetro per lenti costituiva un sotto prodotto della produzione di altri settori dell’industria vetraria, le lenti contenevano spesso delle imperfezioni e venivano colorate per coprire le impurità.

Nell’ultimo ventennio del settecento Pierre Louis Guinard introduce l’innovazione di rimestare il vetro fuso per migliorarne l’omogeneità, si trasferisce in Baviera e dal 1805 lavora a stretto contatto con il giovane scienziato tedesco Joseph Fraunhofer.

Dalla metà del secolo si svilupparono esperimenti sulle lenti a contatto. A partire dal 1910 si inizia la produzione industriale delle montature in celluloide, ma il nuovo materiale si rivela altamente infiammabile e le fabbriche che ne fanno impiego subiscono numerosi incendi. Si abbandona pertanto la celluloide e si passa all’utilizzo dei vari acetati, impiego che perdura tutt’oggi.